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Sarmiento: «Amore questa è per te»
PECHINO (23 agosto) - Al collo l'argento. «Con questa medaglia
prendo a calci la camorra». Mauro Sarmiento, 25 anni, napoletano
di Casoria («Io e il pugile Picardi viviamo nella stessa città e
abbiamo conquistato una medaglia nello stesso giorno:
bellissimo»), ha lanciato un messaggio forte dalla Ustb di
Pechino dopo aver perso la finale olimpica del taekwondo contro
l'iraniano Hadi Saei. Parlava di Napoli, «la mia bellissima
Napoli», e ha pensato all'immagine della città che non è la sua:
«Si parla sempre della camorra, noi possiamo far conoscere altri
aspetti: abbiamo portato lo sport ad altissimi livelli alle
Olimpiadi, ecco le soddisfazioni. Dedico la medaglia non solo a
Veronica, mia fidanzata e compagna in nazionale, e alla mia
famiglia: in questo momento, il più bello della mia carriera,
penso anche ai ragazzi di Napoli e Casoria. Gomorra? Sì, ho
letto il libro di Saviano: ma vorrei che oggi si esaltassero una
regione e i suoi campioni». Papà Vincenzo è vigile urbano a
Casoria: dopo essere stato aggredito in strada disse che avrebbe
voluto vedere i suoi figli andarsene.
Mamma Silvana si diverte a spiegare a modo suo il taekwondo:
«Mio figlio prende gli altri a schiaffi con i piedi». Due
fratelli super tifosi del nuovo vice campione olimpico, Giuseppe
e Gianni. E poi il grande amore: Veronica Calabrese, pugliese di
Mesagne e nazionale di taekwondo, arrivata giovedì alla
semifinale. «Avrebbe meritato anche lei l'argento, questa
medaglia è sua per metà».
E Veronica, al collo una medaglietta non olimpica, d'argento,
incisi il suo nome e quello del fidanzato: «Macché, è tutta
tua». Mauro, abbracciandola più forte: «È la donna che mi ha
stravolto la vita. Ci sposeremo presto. Intanto, viviamo
insieme: nel centro dell'Acquacetosa, quando ci sono allenamenti
e ritiri a Roma. C'è poco tempo per fare i fidanzatini».
All'inizio di questo amore il ct Yoon Soon Cheul storceva un po'
il muso. «Adesso avrà cambiato idea». Potenza dell'argento. La
Condor è stata la prima società di Sarmiento, andato in palestra
perché il figlio di un amico di papà frequentava i corsi di
taekwondo. «Sono rimasto incantato e a dieci anni ho fatto la
prima gara. Ringrazio Domenico Laezza, il primo maestro, per
tutti i consigli che mi ha dato».
Alto 195 centimetri, Mauro pesa 80 chili. «Sono sottopeso, un
grande vantaggio». Clamorosamente arrivato in finale, l'azzurro
si era portato in vantaggio per 4-1 sull'iraiano Saei. «Poi ci
sono stati la sua rimonta e il mio calo mentale. Ho cercato di
fare l'ennesima impresa: di quest'argento sono soddisfatto, ci
ho messo il cuore».
Sei ore di allenamento al giorno e nessuno dei privilegi degli
sportivi famosi. «Non ce l'ho con i calciatori, ci mancherebbe:
però i sacrifici li facciamo noi come loro, perciò questa
medaglia mi dà grande gioia». Prima di affrontare la finale,
dopo aver battuto l'inglese Aaron Cook e aver pianto a dirotto,
Mauro ha ricevuto la telefonata di papà Vincenzo: «Mi ha detto
che Casoria sarebbe stata davanti alla tv per assistere alla
finale. Ringrazio tutti, è un giorno bellissimo per me e per la
mia città». La medaglia d'argento come motivo per riflettere.
«Non è facile la vita a Napoli o a Casoria. Ecco, io mi auguro
che questa vittoria possa far cambiare qualcosa. Neanche so
come, però io ci credo. Tre medaglie in un giorno, dalla boxe e
dal taekwondo: negli sport delle botte i napoletani sono i
migliori al mondo». E oggi tocca all'altro napoletano del
taekwondo: Leonardo Basile arriva da Pozzuoli e sogna il podio.
(23 agosto 2008) Fonte:
ilmessaggero.it - Articolo di: Francesco De Luca
Immagine: Mauro Sermiento, medaglia d'argento alle
Olimpiadi di Pechino.
Fonte
taekwondowtf.it
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